Una Startup è l’incarnazione vivente del sogno di un fondatore. Rappresenta il viaggio dall’idea alla realtà. È una delle poche volte in cui puoi prendere qualcosa che è solo un sogno e trasformarlo in realtà, non solo per te stesso, ma per il mondo intero”[1].

Negli ultimi decenni si è sentito parlare molto di startup companies e del loro ecosistema: l’ambizione di creare da zero un “sistema vitale”[2] per un nuovo business, il sogno di realizzare la propria idea e di passare da una capitalizzazione pressoché nulla fino a diventare un c.d. unicorno, i nuovi strumenti di finanziamento a disposizione, hanno fatto sì che si venisse a formare un terreno fertile per l’ascesa delle startup companies nel mondo.

Il termine startup in senso economico sembra essere stato utilizzato per la prima volta nel 1976 in un articolo di Forbes: “The…unfashionable business of investing in startup in the electronic data processing field”[3], mentre il termine startup company arrivò un anno dopo su Business Week: “An incubator for startup companies, especially in the fast-growth, high-technology fields”[4].  Ad oggi la definizione più popolare e condivisa può essere estrapolata dall’autore de “The Lean Startup”, Eric Ries: “Una startup è un’istituzione umana progettata per creare un nuovo prodotto o servizio in condizioni di estrema incertezza”. In realtà l’essenza di una startup è molto più complessa, precaria e articolata di quanto sembri; la differenza tra una PMI e una startup va dunque ricercata in dettagli crescenti per cercare di tirare una linea di demarcazione almeno visibile tra queste due istituzioni.

Una startup è un’iniziativa imprenditoriale, normalmente sviluppata da un gruppo ristretto di persone (c.d. founders e co-founders), con l’obiettivo di soddisfare un bisogno del mercato ancora non totalmente soddisfatto o ben delineato: la raison d’etre è quella di trovare un problema e risolverlo attraverso un prodotto o servizio, poiché “se la tua azienda non risolve un problema, la tua azienda è semplicemente un’idea”.

Nel 66% dei casi il finanziamento necessario all’avvio avviene attraverso capitale di terzi, come: investitori istituzionali, business angels, crowdfunding, prestiti a vario titolo; d’altro canto, l’utilizzo di capitale proprio è comune nel caso si tratti di software o servizi che non necessitano di ingenti costi operativi.

Come enunciato pocanzi, la realtà di una startup e del proprio ecosistema è molto complesso a e articolato, poiché una sola definizione non basta per descrivere appieno la natura di questi sistemi. Innanzitutto, lo scopo di quest’ultime non è quello di rimanere una piccola impresa ma di crescere e scalare rapidamente, utilizzando la fase iniziale di starting up come una transizione sia per validare il proprio modello di business che per trasformarsi in un’impresa e/o società strutturata; è questa la differenza sostanziale con una PMI, che al contrario può essere soddisfatta di rimanere tale e non necessita obbligatoriamente di dover trasformarsi in qualcosa di più grande.

L’essenza di una startup va oltre il lavoro poiché, oltre alla difficile monetizzazione nel breve periodo e alla alta percentuale di fallimento nei primi anni di vita, essa rappresenta per i propri fondatori un’occasione per poter cambiare il mondo, per poter trasformare il proprio sogno in un’idea, poi in un’impresa possibilmente orientata al successo; per far sì che ciò avvenga, durante la prima età è fisiologico che ci si interroghi molto sul proprio business e sulla sostenibilità dello stesso in prospettiva di continuità aziendale: ciò comporta la percezione di una precarietà disarmante, in grado di scoraggiare le persone e di farle cedere talvolta prima del go to market.

La ricerca si focalizza soprattutto sul tipo di prodotto/servizio da fornire e sul target di clienti da soddisfare, sui costi da sostenere e sul prezzo ideale da applicare per cercare di validare il proprio business, che nella maggior parte dei casi viene stravolto a seguito di talune riflessioni. Per questo il successo può tardare parecchio ad arrivare, poiché il solo avvio dell’attività (anche dopo il go to market) non assicura il raggiungimento degli obiettivi fissati. L’adattabilità ed un’organizzazione snella sono prerogativa fondamentali e competitive per cercare di non avere soluzione di continuità, per implementare continue innovazioni: il cambiamento deve essere visto come un’opportunità più che minaccia, essendo alla base dell’idea stessa.

Un’altra caratteristica peculiare delle startup è la componente umana e sentimentale che vi è legata: “una startup è il più grande gruppo di ribelli, violatori di regole e pensatori non convenzionali che puoi trovare, convincere e ispirare per creare cambiamenti rivoluzionari nel mondo”[5]. Questa categoria di persone viene mixata ad un insieme di emozioni quali paura, gioia, incertezza, esitazione, nervosismo, eccitazione e frustrazione che rendono l’avvio di una startup un’esperienza unica.

Tutto ciò ed altro ancora rappresenta il mondo complesso e articolato in cui il sistema vitale è immerso e che deve fronteggiare ogni giorno per sperare di raggiungere il successo sperato, evitando di fallire drammaticamente come accade alla maggior parte delle startup lanciate.

[Tratto da: Il Ruolo del Project Management per la costituzione e gestione di una start up company

Tesi Master in Project Management (a.a. 18/19; Cand. P. Ciammaruconi; Rel. Prof. E. La Rosa)]

[1] E. McGowan, 2018: www.startups.com/library

[2] Golinelli, 2012, L’approccio sistemico al governo dell’impresa

[3] Green, 2011: www.quora.com/What-is-the-origin-of-the-term-startup-and-when-did-this-word-start-to-appear

[4] vd.2

[5] Treccani, 2012: www.treccani.it/enciclopedia/startup (Dizionario-di-Economia-e-Finanza)